Migliorare

Nessuna formula magica inclusa

Cosa significa migliorare? Quando miglioriamo o, per dirla meglio, quando diventiamo bravi? Nel nostro mondo, sembra abbastanza semplice rispondere a questa domanda. Dopotutto, abbiamo esami e cinture di diversi gradi e colori che certificano il nostro grado di apprendimento. Ma questo è abbastanza? Non ci credo, soprattutto nella pratica dello iaido. Mi spiego meglio: lo iaido è una disciplina che si pratica da soli. Questo è anche il suo grande fascino, ma anche il suo limite. Le altre arti marziali devono essere praticate con qualcuno, altrimenti gli studenti non progrediscono e non comprendono l’efficacia dei gesti e dei kata. Ciò è particolarmente vero nella pratica dell’aikido, dove l’accento è posto sull’unione tra tori e uke: senza l’uno l’altro non esisterebbe. Così come non avrebbe senso praticare judo in solitario, e anche i kata che si praticano da soli nel karate sarebbero fini a se stessi se prima non ci fosse una pratica costante in coppia. Succede nel kenjutsu, che possiamo definire come l’arte di mettere in pratica ciò che impariamo nello iaido, ma non accade nello iaido in sé. I praticanti di iaido, anche quando sono nel dojo, insieme ad altri studenti e al loro sensei che può correggerli (a patto che non siano loro stessi insegnanti), sono soli.

“Se hai solo una spada giapponese e l’abbigliamento giusto, l’allenamento diventa semplice. Inoltre, è sufficiente una stanza di 6 tatami. E’ possibile allenarsi anche senza un compagno di pratica, in qualsiasi momento, quando si è liberi da impegni, decidendo autonomamente il momento più opportuno. Anche solo per 10 o 20 minuti al giorno puoi esercitarti a tuo piacimento. Ono Kumao Sensei

Quindi praticare lo iaido è abbastanza semplice, in fondo non abbiamo bisogno di grandi spazi e possiamo farlo quando vogliamo o quando abbiamo tempo. Può anche essere praticato senza prendere in mano la katana: possiamo solo visualizzare i movimenti da eseguire, e per alcune persone questa è anche una forma di meditazione. Tutto questo è fantastico, ma non risponde alla domanda originale. Cosa possiamo fare? Purtroppo non esiste una formula magica (o scientifica) che ci permetta di risolvere facilmente la questione.

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“Ci rendiamo conto di migliorare, quando capiamo di aver fatto qualcosa di sbagliato.” Andrea Re Sensei

“Impara dai tuoi errori” secondo quanto dice il vecchio detto, è ciò di cui dobbiamo renderci conto. Ecco la “formula” che dovremmo sempre tenere a mente: quando siamo attenti, quando siamo in zanshin, e ci rendiamo conto che stiamo facendo qualcosa di sbagliato, significa che sappiamo anche cosa è giusto fare. Significa che abbiamo assorbito la lezione e possiamo correggerci e migliorare. Consapevolezza di ciò che si sta facendo, attenzione e formazione continua su gesti e pensieri ci permettono di migliorare costantemente, con il dovuto tempo e pazienza. Alcuni purtroppo sembrano non migliorare mai, nonostante i gradi e le cinture, per queste persone è fondamentale seguire pedissequamente le indicazioni date loro e andare avanti così. È un percorso che capisco ma che non mi appartiene. Preferisco migliorare nella mia vita personale e sul tatami commettendo errori e facendo attenzione a correggermi strada facendo.